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Italian Bloggers

mercoledì 27 maggio 2009

Presentazione dei lavori esposti nel blog (2)


Monocarpici
I Monocarpici nascono da delle macchie casuali che hanno preso via-via forma e aspetto più facilmente riconoscibile nel procedere dell’esecuzione.
Monocarpici, perché sono espressione unica di quel momento, di quell’idea, unico nel tempo e nelle peculiarità con le stesse modalità sia teoriche che pratiche.
Ancora una volta la tecnica è legata esclusivamente ad una scelta di linguaggio utile a quel momento preciso e alle mie capacità esecutorie. In origine i lavori erano quattro, uno è stato ceduto.
Monocarpici sono macchie di Rorschach giunte a suo compimento.

Evoluzione
Dipinto narrativo in cui dichiaro un’opinione precisa su una parte del concetto d’evoluzione.
Non esiste una pretesa tecnicistica o una ricerca di stile particolare, l’intenzione è di comunicare un’idea attraverso delle immagini particolari non di creare un’immagine seguendo percorsi particolari.

Cordoni ombelicali
Questo è un dipinto narrativo, non amo particolarmente questo lavoro, lo trovo piuttosto banale, ideologico e poco curato ma è parte di me, la mia banalità.

Psicomeccanismo
Fa parte di una serie di disegni a matita, eseguiti per una mostra dal titolo “Segno e Disegno”, rientra nel gruppo dei lavori dedicati al disagio sociale e alla sua “cura”.

Saranno pubblicati altri dipinti nelle prossime settimane.

Il cavaliere inesistente

martedì 26 maggio 2009

Presentazione dei lavori esposti nel blog (1)


Le immagini esposte nel blog, specificate come mie, hanno naturalmente un origine e una ragione di essere che trovo giusto chiarire e illustrare per dare un minimo di conoscenza riguardo a ciò che faccio.
La mia poca dimestichezza con un blog ancora mi porta a degli errori di impaginazione, per cui i miei commenti ai lavori esposti non coincidono, il problema verrà risolto al più presto, per ora dovrete un poco muovere il mouse.

Diversabili
Il lavoro diversabili è composto da 25 tavolette raffiguranti rettili e camaleonti (alcuni sono nel blog, altri ne inserirò) che si differenziano per caratteristiche evidenti e non, ogni animaletto è composto da centinaia di puntini colorati, diversi, che non seguono sempre schemi prevedibili se non quelli dettati da delle ombre, più opportune che reali.
Diversabili nasce come allegoria delle nostre diversità, diversabile in quanto detentore di una abilità dettata dalla natura che non rientra nelle abilità, alla fin fine, comuni, dettate da logiche innaturali, in quanto assolute. (A questo proposito, rileggendomi noto una stonatura nel termine, coniato da alcuni studiosi. L’abilità potrebbe essere ugualmente letta come una discriminazione, in quanto presuppone una certa produttività, un azione che produce in senso positivo…da rifletterci).
Diversabili è una riflessione sulla natura, sulla sua imprescindibile varietà di fenomeni.
La tecnica è un fatto assolutamente personale, mi esprimo con ciò che mi piace fare e, penso, di saper fare meglio in quel momento.


Dalla mostra “On-Off
In questa esposizione collettiva parte la produzione in serie di piccoli rettili, in maggioranza camaleonti, caratterizzati da diversità personali o contestuali, come in questo caso, dove cambiano le condizioni di luce. I supporti utilizzati spesso hanno una funzione puramente decorativa, in questo caso i piccoli dipinti erano incollati a delle assi da parquet opportunamente tagliate e modellate.


Memorie trasversali

Nasce come lavoro per una collettiva dal titolo:”Stanze” mai presentato per complicazioni in itinere.
Lavoro assolutamente autoriflessivo e intimo, i passaggi associativi da “stanze” a “stanze della memoria” a “memoria” a “memorie trasversali” mi hanno portato a questo tipo di figurazione in cui filamenti, grumi e protuberanze composti da centinaia di punti colorati si uniscono in forme protese verso altre forme composte da centinaia di punti colorati, un immagine dell’ interno del cervello al microscopio, mediata dalla mia immaginazione, a sua volta mediata dalle associazioni prodotte dalla memoria, la mia memoria si è descritta.
Le immagini di questo post sono prese dalla mostra On-Off.
Il cavaliere inesistente

lunedì 25 maggio 2009

Pensieri eventuali






particolare del lavoro Diversabili(olio su cartone telato)



Stabilito che anche la cultura ufficiale (in senso generale), per lo meno quella più manifesta (poiché tale, inserita nel mercato), è motivata da ragioni quasi totalmente di profitto, è inevitabile il qualunquismo del contenuto. Per essere appetibile a tutti, un prodotto, non può essere portatore d’ideologie diverse o critiche che potrebbero escludere parte dei consumatori, si deve fare in modo che tutti in una certa misura partecipino al banchetto, sempre a pagamento.






Probabilmente è anche in quest’ottica che s’inserisce la ricerca multi-disciplinare, l’utilizzo di più tecniche amplifica la ricettibilità del pubblico, nulla da eccepire sulla ricerca multi-disciplinare se non fosse che manifesta propositi poco chiari e fortemente accentratori.
La cultura dominante fatica ad inserire nel proprio spazio espressioni specializzate, ancora più se portatrici di contenuti non attentamente verificati, se le fa proprie è unicamente perché possono portare guadagni, in un’ottica di profitto.

Un artista crede di poter vivere grazie alla sua “abilità” e alla fine, se riesce, raggiunge cosa, in definitiva? La spettacolarizzazione del suo prodotto e la partecipazione al mercato.
Prendiamo un musicista (o uno scrittore) che scrive per lungo tempo composizioni che propone all’editoria con scarsi risultati, quando riuscirà a farsi prendere qualcosa dall’editore? Quando in qualche misura e per qualche ragione (di mercato) il suo prodotto sarà appetibile, vendibile, comprabile. Il lavoro di un artista diventa quasi inevitabilmente ricerca di profitto, perdendo in definitiva gran parte del suo intento originale, i contenuti stessi dovranno essere mediati o inseriti in circoli ben definiti per essere vendibili, in un’ottica di mercato globale quasi tutti i contenuti sono proponibili, anche quelli che appaiono in contrapposizione al sistema globale (sono consumatori anche i ribelli), la novità e l’originalità sono l’illusoria corsa all’oro dell’arte.

Si può obbiettare che nella cultura non esistono solo aspetti di mercato e che molte iniziative si vestono d’alti propositi e portano avanti contenuti critici, vero, ma osserviamo anche la reale efficacia di tali interventi nei giorni nostri.
Spesso per essere visibili si appoggiano alle istituzioni (mi viene in mente una manifestazione al Museion, Museo d’arte contemporanea di Bolzano, intitolata Underground, una contraddizione in termini) subendone le inevitabili limitazioni e partecipando alla mercificazione dell’arte nel senso più spregevole del termine, le critiche, le provocazioni non incidono, non solo sulla realtà quotidiana ma nemmeno su quella specifica dell’arte, chi se ne interessa un poco si accorge della frammentazione del mondo artistico ormai tutto è arte, anche girarsi i pollici più velocemente di chiunque altro può esserlo se reso vendibile, guinness dei primati (intesi come scimmie?), TV, giornali, etc... come potrebbe qualunque artista incidere sul quotidiano, quando la sua stessa attività è paragonabile a quella di un detentore di primato, di una velina o di un designer d’armi moderne (lui sì che incide, profondamente).

Il qualunquismo dell’arte contemporanea è il qualunquismo del denaro, dove tutto è possibile purché porti profitto.

Alcuni critici contemporanei, forse per uscire da ciò, prospettano nell’opera d’arte un’evidenza intenzionale di contenuti, sorretta da una “riflessione colta” (lo stesso qualunquismo se progettato può essere critico) che spinge verso la partecipazione dell’utente (ed ecco la terminologia del mercato che si fa largo nonostante tutto), esaurite in parte o accantonate le diatribe formali e tecniche del passato la discussione passa più ai contenuti.

Colta. Naturalmente un attributo di questo tipo diventa discriminante, come uscire da questo empasse (la mia avversione ad ogni forma impositiva fatica ad accettare tale impostazione)? Non ci si può esimere dal considerare importante avere delle conoscenze riguardo a ciò di cui uno vuole occuparsi, non si può parlare di libri senza averne letti più di uno, non posso dire che il rock è la miglior musica del mondo senza prima averne ascoltato anche altra (o il rock stesso), non si può valutare la specificità di un profumo se non conosco l’esistenza d’altri profumi e le loro differenze, non posso valutare l’arte contemporanea (lo stesso termine implica un concetto storico) senza avere una minima conoscenza della sua storia e il suo perché. Quando parlo d’arte contemporanea non intendo identificare solo uno stile particolare ma quella che è proposta ai nostri giorni.

I contenuti. Un altro discrimine che porta con se poca chiarezza, determinare quale il contenuto che ascriva un’azione estetica al ruolo d’opera d’arte non è facile per una serie di motivi, dal chi lo decide al perché così è deciso.
Se si condivide la riflessione sulla spettacolarizzazione dell’arte (mi chiedo come si fa a non riconoscerne l’evidenza) che inquina il contenuto già a partire dalla sua prima ideazione, diventa ancora più difficile proporre alternative se non la stessa contrapposizione a tale sistema.

Il coinvolgimento di chi partecipa come spettatore all’avvenimento artistico attraverso le tecniche più utili a tale scopo, può essere un modo per permettere, a chi guarda, di entrare in contatto col processo creativo, promuovendo l’interesse diretto verso quest’ultimo, la curiosità verso il contenuto e il possibile approfondimento di qualcuno, in questo senso l’avvenimento artistico può diventare cultura e passaggio di cultura.

Il cavaliere inesistente

domenica 17 maggio 2009





Riflessioni poco quotidiane

In fondo siamo circondati dall’arte, anzi ogni oggetto che ci circonda è un prodotto “artistico”, nel più umile attrezzo di lavoro o nel più ricercato oggetto d’arredamento (anche urbano) si trova un senso estetico che ne determina la forma (immagine).
Spesso (od ormai sempre?) la funzionalità degli oggetti è ridotta per favorire l’immagine degli stessi.
L’arte come decorazione del quotidiano, ma se crediamo che il quotidiano ormai non sia altro che mercificazione della vita potremo anche dire, l’arte come decorazione del mercato, utile alla sua riconferma e appetibilità.
Per chi non vuole partecipare a questo gioco le vie di fuga sono poco chiare.
Però non si può ignorare tale meccanismo speculativo a meno che non si decida di farne parte.
Per questo le polemiche dell’arte contemporanea se guardate con l’occhio dei critici della società dello spettacolo appaiono sterili, non ha più valore la forma, il tipo di linguaggio, l’espressione, perché l’obiettivo è altro, l’obiettivo di questa arte è la consacrazione del profitto, l’unico valore dell’opera è legato alla sua spendibilità sul mercato.
Certo che partendo da questi presupposti un artista non potrebbe fare altro che appendere pennelli, cervello e anima al gancio della resa.
Una lotta interna pare improbabile, si è facilmente censurabili o inglobabili nel sistema mercato, un intervento sul senso estetico è un impresa al limite, presuppone un mutamento culturale globale.
Mi chiedo: ”... e tu perché fai o tenti di fare arte?”
Provo a dirmi che mi dedico all’arte perché è la cosa che faccio più volentieri, faccio arte perché è forse l’unica cosa che faccio io per piacere mio, faccio arte perché forse è l’unico momento che fingo un po’ meno, faccio arte perché nell’espressione linguistica che ne consegue cerco di distinguermi dalla massa (intesa nell’accezione più negativa del termine), faccio arte perché forse non so fare altro e magari anche questo lo faccio male, faccio arte perché mi piacerebbe che ognuno potesse fare ciò che gli piace nella vita di là dal profitto che ne può ricavare.
Penso che in fondo è un processo, un’evoluzione, involuzione, evoluzione, una riconsiderazione o considerazione della vita e dei suoi fenomeni che mi riguardano direttamente.
Penso che milioni d’anni fa quando non esistevano ancora regni, imperi, mercanti, artisti, classi sociali, sistemi capitalistici o dittature comuniste qualcuno si prendeva il disturbo di disegnare con selci o quanto altro, figure o immagini percepite e riportate con buona fedeltà per chi sa quale scopo, magico, rituale o decorativo che sia. Penso che forse per questo, la mia voglia di dedicarmi alle forme artistiche non si è esaurita.
Ma i quesiti restano: “Come uscire da questo circolo vizioso?”
Accetto suggerimenti, idee e commenti!

Il cavaliere inesistente
immagine dal web

Truffe ideologiche e inganni istituzionali.

Tossicodipendenze.

Il condizionamento ideologico è un arma strisciante, subdola e pericolosa e come tale spesso percorre canali inaspettati o addirittura li percorre tutti, anche quelli ritenuti meno corruttibili,. intere generazioni hanno creduto in cose che per molti ora sono inimmaginabili, già in passato hanno tentato di farci credere cose tanto assurde quanto comode.
Quando, le istituzioni sono organismi di gestione e controllo auto referenziali e non strumenti delle persone per le persone, la cultura è sempre più esclusivo privilegio di chi possiede i mezzi per farla, utilizzarla e promuoverla, la politica è “innominabile”, la scienza è uno strumento di potere e contenimento, come la giustizia ufficiale, il welfare e la sanità, diffidare di ciò che cercano di farci credere è un dovere!
L’ennesimo delirio ideologico del sistema di potere autoreferenziale è la “riduzione del danno”, provo a tradurre per chi non conosce l’argomento.
Dopo la catastrofica comparsa del problema droga negli anni ‘70/80 si sono cercate soluzioni utili a fronteggiare il danno sociale implicito, micro delinquenza, drammi o tragedie familiari, sicurezza, che hanno toccato tutte le fasce sociali.
Dopo aver stabilito che la lotta alla criminalità organizzata contro il traffico di droga tocca interessi troppo vicini ai sistemi di potere (armi, territori e denaro), i loro, si è constatato che il danno sociale poteva avere risvolti drammatici ma soprattutto poteva rivolgersi contro, mettendo in crisi il consenso degli elettori (“popolo bue” qualcuno lo ha definito e credo che in molti lo definiscano ancora).
Inoltre che il costo di un intervento serio, che implica mezzi adeguati e personale pagato, per affrontare la piaga della dipendenza (e non solo) sarebbe stato alto, impedendo di accumulare altri privilegi e denaro.
La soluzione l’ha trovata la psichiatria ufficiale!
Dichiariamo il tossicodipendente, l’alcolista e in genere colui che abusa di sostanze psicotrope o altro un disturbato psichico, facciamolo rientrare nel manuale diagnostico e ufficializziamo la “malattia”.

Una premessa, la psichiatria ufficiale nonostante i pochi riscontri positivi dispone, in prevalenza, l’utilizzo dei farmaci come intervento utile alla cura, ma attenzione il termine cura presuppone tutt’altro, nel originale significato è compresa la riabilitazione e l’affrancamento alla malattia o disturbo, alla dipendenza (chi diceva che chi decide il significato delle parole governa il mondo e viceversa?) e non il suo trasferimento ad altra malattia, disturbo o dipendenza. È un poco come quello che ha mal di denti e si dà una martellata su un dito per non sentire più o in misura minore, il primo dolore.

Quali sono i vantaggi di una soluzione simile ?

-I costi ridotti. (Non ne sono poi così certo).
Per seguire una persona che presenta tali problematiche avendo come obbiettivo la sua cura, intesa nel significato originale del termine, serve un equipe preparata e specializzata, con forti spinte motivazionali, metodologie di livello, strumenti e mezzi adeguati e presenti, interventi sulla cittadinanza, prevenzione, informazione e coinvolgimento e tutto questo costa denaro ed impegno. Dare un farmaco sostitutivo che nella maggioranza dei casi ha un effetto sedativo, non rende necessario l’intervento di persone specializzate (se non lo psichiatra e i diminuiti operatori addetti al controllo), dato che lo scopo stesso dell’intervento è quello di contenere la compulsività all’uso della sostanza stupefacente, mutato l’obbiettivo (o meglio il significato del termine) muta la spinta motivazionale e la metodologia non ha bisogno di grandi innovazioni, gli strumenti diventano minori e standard (istituzionalizzando e burocratizzando gli interventi) e la stessa prevenzione o informazione acquista significati diversi e meno importanti, i costi si riducono. Ma le persone non vengono curate veramente, per lo meno quelle che lo richiedono e ci sono!
-Un forte incremento dei guadagni sui farmaci sia da parte dei produttori, di chi gestisce il mercato e di alcuni (e forse più di qualcuno) che li “spaccia” al dettaglio.
-L’illusione di contenere la micro-criminalità. Esistono statistiche che non confermano tale illusione. E poi basta guardarsi intorno.
-La permanenza del mercato illegale, che può diventare fonte di guadagni legali.
-La gestione, il controllo ed il contenimento dell’abusante che può essere il tossicodipendente, l’alcolista, il farmaco-dipendente, il giocatore compulsivo, per ora, ma che sta diventando la casalinga depressa, l’anziano ansioso, il minore iper-attivo, l’internet-dipendente, con l’omosessuale avevano provato ma è andata male, ora ci provano con il transessuale, da tempo ci provano con gli artisti, chissà dove riusciranno ad arrivare….
-Possibilità di “guarigione”, non intesa come eliminazione del problema ma come gestione, parziale, dello stesso. La cronicizzazione dei disturbi permette il mantenimento del circolo vizioso e dei suoi seguaci-organizzatori.
-Effetti sedanti e di contenimento degli impulsi aggressivi, tutti! Aaarghh, la lobotomia, Orwell, 1984, i massacri nelle scuole degli Stati Uniti, Mengele!!!!


Ciò che lotta alla droga e cura del tossicodipendente dovrebbe significare.

Un'altra premessa diventa necessaria, non si tratta di posizioni oltranziste dettate da emozioni personali o ideologiche, ma di una riflessione dettata dagli atteggiamenti e le azioni mostrate dal mondo del “servizio sociale pubblico” o welfare, che ormai in quasi tutti i suoi interventi mostra una notevole attenzione alle entrate e alle uscite, ma una, molto scarsa, ai compiti che si è prefissato.
In questo modo privilegia soluzioni di gestione e controllo che permettono, come già detto, una riduzione dei costi ma un concomitante ed inevitabile mantenimento dello status.
Il farmaco ha sicuramente un valore nella cura sintomatologica ma solo in casi estremamente gravi può diventare una soluzione definitiva, la volontà di drogarsi non può essere supportata con surrogati statali proposti come fossero aspirine, non si può far passare una dipendenza come una malattia incurabile quando esistono evidenze del contrario. Fino a che non esistono prove certe ed insindacabili a sostegno di certe posizioni (quali che siano) è meglio astenersi dal portarle avanti con tanta determinazione. A meno che tale determinazione non abbia altre ragioni, appunto. E allora:

-Guerra senza quartiere a livello internazionale ai narcotrafficanti,
-Personale di polizia super-specializzato.
-Campagna informativa riguardo alle dipendenze, intervento culturale, sociologico, psicologico sulle stesse.
-Cura intesa nel significato completo del termine che presuppone come obbiettivo primario la riabilitazione e il recupero delle potenzialità e cioè programmi e metodologie non invasive e nell’ ordine della compatibilità con i diritti umani e in accordo con i curati. Il consenso della persona è dato fondamentale in uno stato di diritto, per eccesso anche la volontà di drogarsi è un diritto, resta allo stato, cioè, a chi è pagato dal popolo per occuparsi di queste cose, il compito di provvedere affinché la droga non sia una preda così ambita. Questo significa un intervento culturale di alto livello con azioni sui media non solo pubblicitarie ma di contenuti, significa alternative, possibilità, sostegni, opportunità per le nuove generazioni, significa lotta alla deprivazione culturale dei ceti poveri, lotta alla povertà in genere.
-Comunità terapeutiche con metodologie diverse, perché siamo diversi. L’attenzione è sull’essere umano e sulle sue risorse e non sul mantenimento dello stato patologico (se di questo si vuole parlare).
-Possibilità concrete di reintegrazione sociale, lavoro, studio, formazione, sport…
-Progettazione vera e non dichiarata, il che presuppone il sostegno economico adeguato a ciò che ci si prefigge.

Il problema droga non è in diminuzione è solo più “gestito” e nascosto e probabilmente in aumento, l’atteggiamento culturale e economico dei nostri amministratori continuerà a mantenere questo status, alimentando un cancro che si tenta di celare.



Il cavaliere inesistente


(immagine dal web)
....sulla rana di Kippenberg
Kermit la rana
Il trafiletto-intervista di Philippe Daverio sul Museion a fronte del lancio pubblicitario dedicatogli dal nostro quotidiano, indaga in poche righe sui significati più sommersi di questo progetto, con poche parole ma ben centrate riassume ciò che pensano molti “addetti ai lavori”, termini come autoreferenzialità, sopravvivenza, casta, indicano, dice, i reali obbiettivi del nuovo museo d’arte “contemporanea” e in linea con tali prospettive nei giorni scorsi si è assistito alla consacrazione del Museion, al suo lancio pubblicitario, hanno crocefisso Kermit la rana!
Immolata sull’altare del gossip e della facile provocazione.
E via che si ripete il solito copione, con i soliti attori che si scandalizzano, si sentono offesi e si ergono a difensori dell’etica comune (quale?) non accorgendosi (spero) che così non fanno altro che dare lustro a tali manifestazioni e ai loro protagonisti.
Kermit è stato crocefisso già da tempo e nessuno ha detto nulla, Kermit è crocifisso ad ogni angolo di strada, Kermit è il Babbo Natale travestito davanti ai grandi magazzini, Kermit è il santino di Padre Pio venduto, come le figurine dei calciatori, a Pietralcina, Kermit è il mendicante che elemosina davanti ai supermarket (vero o fasullo che sia), Kermit è la santificazione del dollaro, è la nostra evoluzione e Kermit, è anche quello che serviva al Museion!
Ma del resto non sono nuovi questi atteggiamenti, provinciali, di facile provocazione, ricordate il wc con l’inno italiano?
Quale sarà la prossima, un atto libidinoso tra Miss Piggy e il presidente del consiglio? O Gonzo vestito da chirichetto che brucia un campo nomadi?
Viene da pensare che Kermit sia stato crocifisso e appeso all’entrata del Museion perchè la chiesa potesse protestare, perché il politico potesse indignarsi e per poterlo scrivere sui giornali e perché tutti potessero andare al Museion a vederlo, vecchio copione….
Il remake spacciato per contemporaneità, prima o poi rivela la sua natura.
L’indignazione se deve esserci può riguardare solo l’uso strumentale che viene fatto del ranocchio crocifisso e non tanto per la scultura in sé, siamo circondati da cose realmente scandalose, offensive e lesive quotidianamente dei diritti e della dignità umana che osteggiare tale lavoro diventa farsesco e utile solo a richiamare un pubblico curioso dello “scandalo”, utile più che altro agli utili e intanto si vendono santini a Pietralcina, Babbo Natale vende nei Supermarket, vengono bruciati campi Rom, siamo sempre più poveri e disperati (almeno in tanti), ma crediamo veramente che un ranocchio su una croce con una birra e un uovo in mano possa in qualche modo turbarci?!?

……e se la crocifissione di Kermit non fosse altro che la rappresentazione goliardica dell’attuale, tragica, condizione umana? Muppets, sado-masochisti!

Il cavaliere inesistente


Particolari dal opera "On-Off" Olio su cartone telato (dell'autore dell'blog)
WELFERE?
L’attività-professione che mi permette il mantenimento e la sopravvivenza è legata al mondo del disagio sociale, la mia qualifica mi consente di lavorare nel sostegno e assistenza alle persone in difficoltà, sia fisiche che psichiche e/o sociali.
La scelta di questo tipo di lavoro era legata inizialmente alla volontà personale di essere d’aiuto sostenuta dalla prospettiva di un trattamento economico decente, in rapporto ad altre opportunità professionali.
Il businnes del sociale
Questo è il secondo tema di cui vorrei si parlasse in questo blog, non certo la mia scelta professionale ma tutto ciò che significa sostegno alla persona in difficoltà (quale che sia), intervento sociale, diversità, disagio, politiche, etc…
Lo scritto sotto riportato è tratto da un lavoro artistico composto da un immagine e un volantino incollato ad una tela e fà riferimento ad alcune realtà poco evidenziate dall'informazione ufficiale, nell' immagine un cervello costretto da del filo spinato, il lavoro è stato esposto al Centro Trevi a Bolzano:
……dal Servizio Sociale al Controllo Sociale?
la metà degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura dell'ultima edizione del DSM (Il Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders -manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali-, noto anche con l'acronimo DSM, è uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati, da medici e psichiatri di tutto il mondo), ha avuto rapporti economici (tra il 1989 e il 2004, con ruoli di ricercatore o consulente) con società farmaceutiche. Si tratta di tutti gli psichiatri che hanno curato la sezione sui disturbi dell'umore e sulle psicosi del manuale, definizioni di disturbi che in quegli anni si sono accompagnate all'impennata nelle vendite di farmaci "appropriati". Queste scoperte hanno fatto tornare in auge NEGLI ULTIMI ANNI il tema delle "malattie finte", disturbi creati ad hoc, attraverso ad esempio un semplice "accorciamento" del cut-off per l'inclusione in una diagnosi, per lanciare nuovi farmaci, come il discusso caso del Disturbo Dell'Attenzione (nei bambini) trattato in poco tempo con l'uso di un eccitante del sistema nervoso centrale (SNC), il Ritalin (anfetamina….sostanza stupefacente)! tratto da Wikpedia enciclopedia multimediale
DA ADOLESCENTE L’ANFETAMINA-DA ADULTO L’ANTIDEPRESSIVO E L’ANSIOLITICO-DA ANZIANO LO STABILIZZATORE E IL SONNOFERO
“………ad un invasione sempre più massiccia e pare, sempre più “necessaria” , della psichiatria, nel mondo personale, famigliare e sociale, nelle tossicodipendenze, nelle problematiche minorili, nei bisogni degli anziani, nelle scuole “
……….nelle tossicodipendenze si è passati dalla cura al mantenimento, …………la prevenzione del danno è diventata un alibi al mantenimento di un circolo vizioso in cui il tossicodipendente non può vedere futuro e vie d’uscita e in cui medici psichiatri ingrassano insieme alle case farmaceutiche…….ormai le Comunità terapeutiche per le tossico dipendenze hanno le porte girevoli, gli utenti continuano ad entrare ed uscire senza nessuna metà futura, non esiste la volontà di curare ………..ma la volontà di contenere, gestire, controllare e giù litri di metadone e calmanti, sonniferi, antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori, eccitanti e con dosaggi con un valore terapeutico per lo meno discutibile!!!
….nel DSM si elenca l’abuso di sostanze tossiche e l’ebbrezza come disturbi mentali………psicologi che si permettono di fare diagnosi su pazienti attivi nell’uso della sostanza o che fanno credere che il farmaco sia l’unica soluzione possibile…depressioni,….suicidi...........

…….i borderline la nuova frontiera dell’idiozia umana o un nuovo confine inventato per delimitare la normalità (ma cosa è la normalità? Forse quella di milioni di persone che ogni settimana vanno allo Stadio, al Bar o nelle Piazze a scannarsi e uccidersi per una partita di calcio?)…………
nelle problematiche minorili…… Edward Lee Thorndike emerito psicologo degli animali dichiarò:”E’ ovviamente sottinteso che, prima o poi, ogni progresso nella scienza della natura umana ci permetterà di avere un sempre maggior controllo della natura umana…..”
…un medico israeliano afferma che:” l’ADHD (iperattività e disturbo dell’attenzione) è una sindrome non una malattia ed è diagnosticata in base ai sintomi. I sintomi di questa sindrome sono molto comuni e possiamo concludere che questa diagnosi calza a pennello per tutti i bambini, soprattutto maschi.”……..milioni di bambini ed adolescenti in Gran Bretagna, Australia, Europa e Stati Uniti stanno assumendo antidepressivi, le agenzie di controllo dei farmaci hanno avvertito che potrebbero indurre al suicidio……….nella nostra società non si è mai verificato fino ad ora un controllo chimico del comportamento umano (nei bambini) su così vasta scala, al di fuori degli ospedali o dei manicomi (Thomas Moore)!!...
..............il dottor Fred Baughman Jr neuropediatra nel 2002 ha dichiarato che la psichiatria biologica non è mai stata in grado di provare la validità di una singola diagnosi di anormalità/malattia o di causa neurologica, biologica, squilibrio chimico o genetico……
….Tana Dineen psicologa canadese scrive che la psicologia non è una scienza ne una professione, ma un industria che trasforma gente sana in vittime per assicurarsi una costante fonte di reddito! ………eppure esistono neuropsichiatri infantili che al primo incontro con un ragazzo di 15 anni e in una mezza ora di colloquio emettono una diagnosi con proposta di farmaci e davanti alla disperazione del bimbo si permettono ancora di deriderlo……….
...MA VI RENDETE CONTO IN CHE MANI METTETE I VOSTRI FIGLI!!! ..e chi sta intorno TACE!!……. e chi controlla queste cose?......e i “Servizi Invianti”?…
….Dottor Thomas Szasz:”Gli psichiatri infantili sono tra i nemici più pericolosi sia dei bambini che degli adulti. Devono essere aboliti!”………….nelle scuole….. tra un po’ si farà lezione con lo Psichiatra…………

………problemi educativi e culturali (vedi i Sinti o i Rom) trattati come problemi psichiatrici (se non è controllo sociale questo!)……..bimbi ed adolescenti che risultano ingestibili nelle scuole, inviati in istituti psicoterapeutici dove vengono contenuti farmacologicamente o legati talvolta illegalmente (episodi di cronaca) …..
………estenuanti e costose lotte di genitori contro le istituzioni scolastiche che si arrogano il diritto di stabilire come e perché il bambino si atteggi in un certo modo, episodi di dislessia non riconosciuti ma interpretati come scarsa volontà del bimbo (genitori andati incontro a grosse spese per consultare specialisti e ancora non vengono creduti o addirittura minacciati di affido del bambino)…..la madre di un bimbo a cui fu diagnosticato ingiustamente il disturbo di ADD (disturbo dell’attenzione) lotto’ aspramente contro l’istituzione scolastica fino a che dopo una visita dall’otorinolaringoiatra si scoprì che soffriva di accumulo cronico di fluidi nell’orecchio con una riduzione dell’udito di 35 decibel: questa era la causa della sua irritabilità. Dopo un intervento di 15 minuti il problema svanì e con questo la sua difficoltà ad apprendere a scuola!!!!......
…….migliaia di studenti trattati con psicofarmaci sono semplicemente intelligenti. “Questi studenti si annoiano da morire, e le persone che si annoiano si muovono, si agitano, si grattano e si stiracchiano e (specialmente se sono maschi) cominciano a cercare il modo di mettersi nei guai” Dott. Sydney Walker. ……………ma dato che disturbano vanno sedati!!!……bimbi di 12 anni, denunciati dalla scuola alle autorità di polizia per una risposta esasperata ad un professore con conseguente etichettatura permanente e poi portati come esempio negativo nelle altre classi……………..

……nelle famiglie tra gli adulti.............................
…………Jeffrey A. Schaler:”I legislatori e il pubblico in generale non dovrebbero essere ingannati…i comportamenti non possono essere malattie”………
….gli strumenti di contenzione e di immobilizzazione largamente usati negli istituti di salute mentale possono causare il decesso per asfissia in pazienti di qualunque età, anche senza che bocca o naso vengano chiusi. La contenzione diventa più pericolosa se praticata in concomitanza di assunzione di farmaci che limitano o impediscono la corretta respirazione…




…..storicamente, i metodi di trattamento della psichiatria hanno annullato e controllato l’individuo con la violenza e la forza. Oggi poco è cambiato, pare…
…in psichiatria tutte le diagnosi “sono chiamate disturbo perché nessuno di essi è una malattia dimostrata”……..
…il dottore italiano giorgio antonucci, fornì cure non coercitive a pazienti che gli psichiatri avevano etichettato come pericolosi ma che, con cure mediche corrette e la comunicazione, sono stati dimessi dall’ospedale!………………..
……..e gli anziani?……… con il Manuale statistico e Diagnostico dei Disturbi mentali (DSM) e la sezione sui disturbi mentali della Classificazione Internazionale dei Disturbi, alcuni psichiatri hanno ridefinito la terza età come “disturbo mentale”!…… AAAAHHHHHGGGG!!
…….In australia una ricerca ha dimostrato che agli anziani erano prescritti farmaci psicoattivi nelle case di cura poiché erano “rumorosi”, “volevano andarsene” o “ciondolavano per i corridoi”……

…..“la risposta della psichiatria ai problemi fondamentali dell’invecchiamento è quella di etichettare tutto come “depressione”, “perdita di facoltà mentali” o a volte “psicosi”; quando la persona si lamenta di questa diagnosi o la contesta, la protesta viene a sua volta etichettata come malattia mentale, spesso come demenza”. Dott. roberto cestari Italia 2004….
………..In alcuni paesi agli anziani viene praticato l’elettroschok! (stati Uniti, Italia,etc..)……l’elettroschok è una specie di reset del cervello!!!.............................


giovedì 14 maggio 2009

Arte di regime

immagine presa dal web
Arte di regime

“Le piazze della città, come moderni album di famiglia che ricordano solo ciò vogliono ricordare, finti, ingannevoli, supponenti.
Piazze che inseguono o consacrano miti ed escludono.
La soluzione finale, ideologica?
I mendicanti non esistono.
I gay e le lesbiche non esistono.
I drogati non esistono.
Gli immigrati abusivi non esistono.
Le casalinghe imbruttite dalla vita non esistono.
Gli spazzini a tempo determinato non esistono.
Gli ambulanti esistono se pittoreschi.
Esistiamo solo noi e siamo belli e facciamo cose belle e ci mettiamo in piazza, perché la piazza è nostra!”

Ora che “l’arte contemporanea” sta entrando sempre più prepotentemente nel mercato con le sue contraddizioni e le sue espressioni , perlomeno in alcuni casi, estremamente semplicistiche, viene spontaneo chiedersi:
chi decide i prezzi? Quali i criteri per la valutazione? Chi decide che un opera è arte e un altra no?
I criteri valutativi sono molto spesso personali, l’oggettivazione del gusto è improbabile, le influenze culturali, sociali, psicologiche, territoriali, religiose e quant’altro sono determinanti.
Si creano delle gerarchie espressive, livelli diversi in cui l’arte muta significato, sicuramente legati allo stato socio-economico-culturale ma non esclusivamente e dove mutano anche le valutazioni sul mercato.
Dal paesaggio in acquarello alle provocazioni di Cattelan il salto economico è notevole. Ma è anche diverso il contenuto (o forse no), quale sia il “migliore” diventa argomento di dibattito.
Queste differenze consentono, a chi possiede mezzi maggiori di impatto socio-economico, culturale e politico, di gestire il mercato del gusto.
L’evidenza di questo sistema si è rivelato con la rana di Kippenberg, dove, un lavoro tecnicamente discutibile, portatore di una provocazione piuttosto comune (la blasfemia e gli attacchi alla Chiesa non sono nuovi, per quanto giustificati) è arrivato a costare molto più del suo valore originale, dopo l’operazione Museion.
Il lancio di un prodotto sul mercato, niente altro. Gli effetti della provocazione sono durati una stagione.
La gestione “allegra” dei soldi dedicati all’arte, “feste artistiche” per gli “amici”, esclusioni fasciste (con significato ideologico non politico) dei potenziali concorrenti, monopolio pretenzioso sulla cultura, provocazioni di bassa lega sono al momento l’espressione più evidente dell’arte di regime, curata dai suoi cortigiani ben pagati.
Concorsi incredibilmente ricchi, poco chiari nelle indicazioni, con criteri valutativi di premiazione che dal qualunquismo più assoluto passano alla promozione alla guerra e alla conferma che chi può (mezzi economici), è privilegiato (vedi concorso La Seconda Luna ex Premio Città di Laives) . Per non parlare dei personalismi arroganti di chi viene incaricato d’occuparsi di queste cose.
La lotta all’ingabbiamento ideologico, perpetrata dall’arte negli ultimi secoli è stata assorbita e utilizzata dai soliti avvoltoi ingordi per rivenderla, rendendola un business.
Purtroppo la scrematura effettuata dal mondo economico limita enormemente l’espressione artistica, censurandola o condizionandola.
I servi-seguaci del potere si prodigano per mantenere quei privilegi, (il mercato de) l’ arte è fatta da critici, curatori e galleristi di rilievo (spesso solo ereditato) che ne dettano le linee guida legate ad interessi economici e politici (di potere) e con criteri assolutamente personali.
Nell’affannosa ricerca del nuovo a qualunque costo che purtroppo secondo una logica di mercato significa un prodotto da lanciare e un profitto da accumulare, si prova di tutto, tentando di far passare l’idea che qualsiasi attività umana dotata di un certo tecnicismo possa essere arte, al di là di ciò che comunica. Cosi l’arte rischia di diventare creatività, passione, originalità, tecnica, artigianato (attività e atteggiamenti che collaborano con l’arte però con una loro autonomia di significati, intenti, obbiettivi), riducendo il suo valore peculiare. (deliranti dichiarazioni pubbliche di veline che si definiscono artiste rendono l’idea della cultura di massa, quella che guarda la tv!). Non credo che il datato intento di distruzione del concetto borghese di arte possa passare per squalificazioni dozzinali che rivelano con evidenza il loro proposito di profitto. La società dello spettacolo all’apoteosi!
Non è un tentativo nuovo e per quanto apparentemente prospetti maggiori possibilità di intervento “artistico”, in realtà lo appiattisce, squalifica, relativizza fino ad arrivare ad ucciderlo, dire che tutto è arte significa che nulla lo è. Il quesito è : l’arte è una sovrastruttura di una certa cultura o è un fenomeno umano? Il mio “legame” con le grotte d’Altamira tendono a farmi optare per la seconda ipotesi e probabilmente per questo, continuo nella mia attività-ricerca artistica e tento di sfuggire le implacabili critiche di Guy Debord (G. Debord La società dello spettacolo).
Con questo non concedo all’arte un valore implicito di superiorità nei confronti dell’attività tecnico-creativa multidisciplinare ma le concedo un ruolo diverso in cui significato e significante coesistono e si evidenziano in un linguaggio particolare con forti contenuti storici, superamento del concetto borghese (o di privilegio, se preferite) di arte, non significa semplicemente cambiargli il significante (l’immagine del significato).
Le stesse provocazioni inglobate in una logica di mercato si spengono in breve tempo. Le avanguardie (esistono?) fanno la stessa fine, Debord brinda nelle tomba e il suo spirito incombe sui poveri artisti. Si pensa di andare avanti ma in realtà restiamo fermi o addirittura si indietreggia, in linea con i tempi.
La riflessione debordiana giunta a compimento dovrebbe essere superata non ignorata o addirittura accolta.
La battaglia del secolo scorso per togliere l’arte dal controllo dei privilegiati è stata persa. La guerra mi auguro continui.

Il cavaliere inesistente

Frittata di rane e concorrenza perfetta


(Lettera pubblicata sul quotidiano “Alto Adige” nell’autunno 2008)

Mi rendo conto che la lunghezza della lettera può essere un problema, ho cercato di sintetizzare ma più di così compromettevo il significato del testo.
Ritengo sia importante pubblicare il testo integrale per dare un minimo di rivalsa a chi all’arte si dedica da tempo, con impegno e assiduità ma che non ha le stesse opportunità di altri.
Mi auguro venga accolta questa mia richiesta, ringrazio e porgo i miei saluti.

Frittata di rane e “concorrenza perfetta”.

Sono un socio di un associazione artistica di Bolzano e anche se come tale sono direttamente coinvolto in ciò di cui scriverò, in questa occasione parlo a titolo personale e dato che di arte tento di occuparmi, cercando di farla, e dato che faccio parte di un Associazione che da anni con alterni risultati cerca di occuparsi di arte, credo sia giusto soffermarsi su un aspetto di cui poco si è trattato nelle diatribe di questi giorni.
Fingere che l’arte sia fuori dalle leggi di mercato è l’ennesimo inganno di chi le determina.
Ogni artista-produttore per sopravvivere ha bisogno di inserirsi in un mercato che gli consenta lo spazio per trovare conferme o “disconferme” del proprio lavoro, questo mercato per non cadere in monopoli o conflitti di interesse dovrebbe essere gestito in modo corretto e paritario, ma questo non succede, non a Bolzano per lo meno.
In economia la “concorrenza perfetta” è una forma di mercato caratterizzata dall'impossibilità degli imprenditori di fissare il prezzo di vendita dei beni che producono, i quali prezzi derivano esclusivamente dall'incontro della domanda e dell'offerta, che a loro volta sono espressione dell'utilità e del costo marginale. L'impresa non può determinare contemporaneamente quantità e prezzo d'equilibrio del mercato.
Un mercato si può definire perfettamente concorrenziale quando si verificano le seguenti ipotesi:
1. il bene prodotto è omogeneo;
2. le imprese operano in condizione di "informazione perfetta", ossia tutti gli operatori dispongono di informazioni complete in merito ai costi di produzione, ai prezzi, al salario reale di equilibrio, ecc.;
3. le imprese che operano sul mercato hanno una dimensione atomica, tale da non poter influenzare in alcun modo i prezzi di vendita, e che non esistono barriere all'ingresso e all'uscita dei concorrenti;
4. i fattori della produzione sono perfettamente sostituibili fra loro, ossia possono essere riallocati alla produzione di diversi beni, mantenendo sempre la stessa produttività marginale. Questa ipotesi è naturalmente riferita al lungo periodo ed è fondamentale affinché il prezzo di equilibrio sia pari al minimo del costo medio di lungo periodo.
Leggendo, navigando in internet, scorrendo i “giornalini” di informazione locale ho notato con sempre più crescente disappunto che gli spazi informativi erano monopolio quasi incontrastato di un certo settore del mercato artistico e che alle manifestazioni e eventi organizzati da chi a questo settore non appartiene, veniva dato un risalto minimo se non addirittura inesistente.
Un paio di esempi.
L’Associazione Artisti di Bolzano nonostante facesse parte di progetti come “Time Code” e “aspettando Manifesta” con alcuni interventi quali: la mostra alla LUB inserita per l’appunto in Time Code o l’iniziativa Artebus “l’arte tra la gente”, ha cercato di portare il suo contributo a tali manifestazioni, contributo discutibile o meno (non sta a me deciderlo ma ai fruitori) ma che, nel volume finale di presentazione dell’evento Time Code, non viene nemmeno citato! Escludendolo in tal modo da qualsiasi possibilità di confronto, un atto con dei connotati piuttosto evidenti.
In “aspettando manifesta” l’Associazione Artisti di Bolzano collabora con due progetti, uno in corso “Artebus” e un altro, “Moduli”, programmato per luglio/agosto.
Riguardo ad “Artebus” che gira quotidianamente sui nostri autobus cittadini da i primi di giugno fino a fine luglio e oltre, è stato scritto un articoletto dopo tre giorni dalla sua inaugurazione, un articolo curiosamente prolifico sul giornale locale di madre lingua tedesca il giorno dopo l’inaugurazione poi più nulla per un paio di settimane, per poi scomparire addirittura in un articolo dedicato ad “Aspettando Manifesta” sul quotidiano locale (l’arte tra la gente, appunto), in rete e in altri giornali nulla o quasi.
Parlo nello specifico della realtà che conosco, naturalmente, ma mi chiedo quante associazioni o privati sono stati esclusi da questi eventi?
Al contrario trovano molto spazio, se non tutto, altri curatori e artisti, con foto, commenti, articoli, talvolta riproposti quotidianamente su giornali, giornalini e in rete. Di cui, naturalmente, non discuto la validità, non per lo meno in questo contesto e non stigmatizzo la loro presenza sui mass-media, in sé. Ma segnalo la disuguaglianza di trattamento in Manifestazioni che si dichiarano di grande valore democratico.
Così si attua un monopolio che crea qualche dubbio pure sulla volontà di censura, si può tranquillamente parlare di corsia privilegiata.
Tutti conosciamo l’influenza della pubblicità e del marketing quando viene proposto un prodotto, io mi preoccupo quando chicchessia viene e mi dice “questa è l’arte” e mi fa vedere solo quella con insistenza.
Se tutti fumassimo una sola marca di sigarette quella marca sarebbe “la sigaretta”. Ma fortunatamente non è così, anche se qualcuno ci tenta sempre.
Confronto, libera espressione, uguali opportunità, sono i presupposti per chi fa e usufruisce di arte, quella a cui si sta assistendo ora è un operazione di marketing, che tende a monopolizzare ed escludere per poter controllare il mercato e favorire alcuni piuttosto che altri.
Non permettere alle persone (tutte le persone) di scegliere almeno cosa consumare, dato che di questo si tratta, è un ulteriore crudeltà, oltre ad essere assolutamente antidemocratico e la storia dell’arte insegna che non accetta vincoli di sorta e ogni volta che hanno tentato di limitarla è esplosa in tutt’altra forma, opposta o completamente astrusa dalla sua forma originale.
L’arte è libera e di tutti, questo ho sempre creduto ma come può essere di tutti se le condizioni con cui essa può manifestarsi e esprimersi sono limitate già all’avvio, da chi in definitiva gestisce il mercato?
Un merito al Museion và dato, non si è mai parlato tanto d’arte a Bolzano da un bel pezzo. Se fosse questa la grande provocazione dell’arte contemporanea ben venga, ma se rimane solo questa, fare parlare di sé, perde significato e valore, è fine a se stessa, la sua morte, forse è il momento di andare oltre e cominciare aprendo i confini a chi porta anche altro, diverso, opposto, compiacente, scarso, eccelso, vago, decadente, futurista, assurdo, violento, fantastico, provocatorio, etc.., purché si possa scegliere!
Il cavaliere inesistente

lunedì 11 maggio 2009

Memorie trasversali


E’ molto tempo che, con fasi alterne, tento di fare “arte” dandole nel trascorrere del tempo e nel maturare di esperienze e conoscenze, significati e intenzioni diversi o forse solo più o meno ricchi.
Dopo alcuni anni di studi artistici (Istituto d’arte di Trento, Accademia d’Urbino) ho continuato autonomamente a migliorare le mie tecniche dipingendo e disegnando per mio piacere.
Da amante del dadaismo sono passato attraverso una lunga serie di dipinti informali alla ricerca di nuovi materiali quali: vetri colorati, cartoncini incollati, supporti di polistirolo e altro (purtroppo gran parte di questi lavori sono andati persi o deteriorati).
Dopo un lungo periodo in cui la vita mi ha portato verso altre direzioni da circa quindici anni ho deciso di riprendere a fare arte.
Prima ho ritenuto necessario migliorare le mie capacità tecniche, questo attraverso un continuo esercizio nel disegno e nella pittura, poi ho partecipato ad un corso tenuto dal professor Mario Dall’Aglio ed ho continuato autonomamente nell’esercizio “artistico”.
Nello specifico della ricerca estetica e artistica, oltre a ritenermi aperto ad ogni forma espressiva, credo che un “senso comune estetico” dei nostri tempi sia di difficile oggettivazione anche perché sottoposto a parecchie influenze.
Probabilmente, mai come in questi giorni, ha avuto più valore il motto: “Piace ciò che piace”. Il senso del non-senso.
In un contesto puramente percettivo sono affascinato dal colore, al disegno do un valore più narrativo che tecnico. L’utilizzo di più materiali e tecniche è limitato solo da problemi pratici (spazio, strumentazione, conoscenza e costi).
E che altro dire?
Credo che l’arte in tutte le sue forme possa ancora contenere delle ipotesi di cambiamento non totalmente mercificate o controllate.
Il cavaliere inesistente
"Memorie trasversali" 2005 (l'opera)
Olio su tela (150x50 cm)
"Coincidenti profusioni di agglomerati associativi verso il fenomeno chiamato memoria, stalattiti di associazioni cromatiche intente a creare un supporto storico al proprio io"

Ciak!

Circondato, oppresso, frustrato. Sfruttato, imbrogliato, precluso. Irritato, disilluso, stanco.

E' tempo che pensavo di aprire un blog che mi desse la possibilità di tradurre in parole o immagini i miei pensieri sull'arte in particolare e sul mondo in generale.

Quotidianamente mi scontro con deliranti notizie provenienti dalla mia piccola regione e dal globo intero, notizie e informazioni fasulle, arroganti, pretenziose.

Nel vissuto, la battaglia giornaliera, si riempie di piccole frustrazioni e il bisogno di esternare la mia indignazione si fà urgente, l'impotenza creata e sostenuta mi costringe a prendere posizione per salvagurdarmi.

Inizialmente ho pensato di scrivere delle lettere al giornale locale per commentare alcuni fenomeni o eventi particolari della regione, che in definitiva confermano un sistema generalizzato e sicuramente più ampio, ma scoprendo le limitazioni oggettive (tempi, spazi e talvolta contenuti) e dopo un paio di lettere, ho lasciato perdere.

Ho pensato anche di scrivere una specie di libro composto da commenti, critiche, consensi (rari), opinioni, idee, pensieri e quant'altro ma l'impegno appare al momento eccessivo e costoso.

L'opportunità del blog sembra la migliore, in particolare per chi come me è interessato al mondo dell'arte sia come esecutore che come osservatore.

Il blog mi dà l'opportunità di condividre alcuni miei lavori passati e mi auguro futuri.

PITTURARTE.GLOG è anche, per lo meno nelle sue intenzioni, un posto di scambio di opinioni, critiche e commenti e immagini.

Il cavaliere inesistente