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mercoledì 25 luglio 2012

TACHELES










Accompagnato dalle ultime riflessioni sul libro che ha confortato i momenti di noia tra una camminata e l'altra, arrivo all'edificio.
Il pensiero di Sergio Givone in "Prima lezione di estetica", un libretto facile da trasportare ma, per la mia ignoranza, di non semplice comprensione e che necessita di uno studio più che di una lettura, trova un ottima corrispondenza col palazzo che mi trovo di fronte.
Sarebbe meglio dire "corrisponde perfettamente all'idea che mi sono fatto sul pensiero di Givone, legato all'arte contemporanea e alle sue manifestazioni (fenomeni, eventi?)".
Il Tacheles, oggi, corrisponde a ciò che filtrato dal Givone-pensiero, io credo possa essere un esperienza estetica nella nostra contemporaneità, una tra altre.
L'edificio pare al abbandono, i muri sono grigi e sporchi, i dipinti rimasti riconoscibili si confondono nel degrado, all'interno scarabocchi e originarie pitture si intrecciano tra loro annullandosi, perdono la loro peculiarità per finire in unico grande "ghirigori" dai colori sbiaditi. Solo avvicinandosi e spostando l'attenzione, "zoomando" si distinguono le forme e i simboli preesistenti.
L'interno fatiscente e sporco ricorda i luoghi abbandonati di alcune periferie utilizzati da barboni e tossicomani. Cocci di bottiglie, avanzi e carte, pezzi di cose si ammucchiano in alcuni angoli per consentire il transito ai visitatori. Dopo la prima rampa di scale (o la seconda) si apre la prima sala o meglio "stanzone" buio e cupo.
Alex Rodin espone alcuni suoi lavori e vende copie di varie dimensioni dei suoi dipinti, mi piace, è un pittore soprattutto, ci sono alcune sculture al centro della sala ma non credo siano sue. Sono tentato di comprare una copia in scala di uno dei suoi lavori, non lo faccio solo per pigrizia.
Ricorda molto la pittura underground degli anni 70/80 e come direbbe Givone corrisponde perfettamente a ciò che io mi aspetto di vedere in quel momento, in quel posto, con il mio bagaglio culturale e l'atteggiamento mentale, appunto, corrispondente. Rodin è quasi troppo raffinato per l'attuale sistemazione del palazzo, probabilmente tempo addietro, quando l'edificio era in piena attività e non c'erano i problemi attuali (l'edificio è stato comprato da banche che ora vogliono cacciare gli occupanti per crearne un business), la sua presenza non sarebbe stata così stonata.
Ai piani superiori altre sale, in una pulita e ordinata rispetto al resto, una serie di espositori e le pareti illustrano i lavori di molti artisti underground. Tra le foto spicca (almeno per me) una vagina in primo piano resa più evidente da una posizione da contorsionista della proprietaria e tra i dipinti le copie di un opera su cui campeggia una scritta che identifica Berlino nella grande meretrice madre di ogni male, con riferimenti anche storici.
In altre sale semi abbandonate, buie e sporche, alcuni artisti alle prime armi tentano delle posticce esposizioni dei loro lavori. Torno a guardare Rodin.
Le sculture al centro della sala "fanno cagare". Lo sforzo razionale, aperto e comprensivo verso pur sempre un espressione artistica non riesce a togliere questa sensazione. Smettono di farmi cagare solo se con il pensiero le porto all'interno di un quadro più grande, il Tacheles. Le escludo dal particolare per comprenderle nel generale e il generale, il Tacheles, può essere arte contemporanea, inteso come interprete della realtà, anzi la realtà stessa che si fà arte. Migliaia di persone a visitare quello che è costantemente sotto i nostri occhi: edifici e fabbriche abbandonate, le scritte sui muri grigi, le immondizie negli angoli (in Italia anche in mezzo alle strade), pezzi di cose attorno, etc..
Torno indietro, non c'è altro da vedere, mi fermo all'esterno ad osservare lo scarafaggio scolpito e attaccato a una parete, sembra che esca dal palazzo (oppure ne rientra camminando all'indietro?), è curioso ma il suo trompe l'oil è mediocre, anche questo un tempo aveva un aspetto diverso.
Me ne vado con alcune riflessioni: siamo all'apoteosi dell'estetizzazione? La realtà si fa arte (il Tacheles in rovina) o l'arte imita la realtà? Forse la decadenza del Tacheles non è altro che la realtà in decadenza della nostra contemporaneità malamente mascherata da graffiti consunti, uno scheletro sporco dipinto confusamente con colori sbiaditi.
Un solo rammarico, non aver potuto visitare il Tacheles quando era al meglio della sua evoluzione.

Il cavaliere inesistente

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