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mercoledì 28 luglio 2010

L'UOMO GRIGIO


Dopo le prime tre o quattro frasi smette di guardarmi negli occhi, sicuramente non è uno stupido nel senso più comune del termine, sta già valutando le contro mosse.
Non perde tempo ad ascoltare le mie ragioni, quali che siano.
Non gli interessano.
Sono solo un pelo in un occhio, un fastidio a cui togliere il potenziale, non importa se ciò che dico sia vero o meno, non importa se ciò che riporto abbia valore, importa solo che io smetta di essere un problema.
E’ l’uomo grigio, piccolo, baffetti alla francese, occhi sfuggenti. L’aria insignificante nasconde un potere maturato in anni di attività burocratica, di compromessi motivati da machiavelliche ragioni, di frequentazioni cattoliche simili ad incontri massonici.
Prende tempo, non ha armi per ora.
La funzionalità univoca, l’etichetta gerarchica, l’inamovibilità dettate da un intransigente fede cattolica sono le basi della sua presunzione, l’appartenenza ad una casta di consimili è il suo potere e ne è consapevole.
Finge di ascoltarmi ma capisco che sta solo cercando le falle del mio discorso, gli appigli utili a depotenziarmi, probabilmente pensa che io sia un idiota o una persona di cui preoccuparsi poco ed effettivamente in una delirante e tutta personale scala gerarchica per lui valgo poco.
Ancora una volta intravedo forti similitudini tra la pratica cattolica e i vari fascismi, passati e presenti.
Terminate le mie esternazioni trova una serie di motivi per fissare un nuovo incontro, motivi validi se non fosse che in realtà il suo obbiettivo è molto diverso dalle mie aspettative, d’essere per lo meno compreso.
Anni di sotterfugi, di trucchetti, di menzogne coscienti e non, hanno affinato le sue capacità di manipolare le situazioni e di raggiungere i suoi obbiettivi.
Al nuovo incontro è pronto.
Ribatte su tutto o quasi, l’atteggiamento è infantile ma avendo una grande stima di sé o disistima di me non se ne preoccupa, per cui il leit motiv delle sue esternazioni assomiglia ad una azione di rivalsa di un bimbo durante un litigio con un coetaneo, non avrei provato meraviglia nel sentirlo concludere il suo discorso con un: “Tu sei cacca, culo, merda, gnene, gnene, gnene!!”
E mi chiedo:”Ma sono queste le persone che dovrebbero “guidarci”? Abbiamo veramente bisogno di questi burocrati privi di sensibilità se non quella riguardante la difesa dei loro pari e del loro potere?”
Il cavaliere inesistente

SANGUIGNO


In questi giorni alla galleria Domenicani a Bolzano si poteva assistere a una serie di esposizioni organizzate dall' Associazione Artisti di Bolzano appunto, inserite in un evento annuale ormai consueto durante il periodo estivo, Moduli.
Nel primo modulo (si tratta di 4 moduli con artisti diversi per ognuno) mi ha particolarmente colpito una video installazione di Corinne Conci per cui ho deciso di scriverne un breve commento nato da una mia personalissima interpretazione.
SANGUIGNO
"L'aggettivo nasce spontaneo, è la prima parola che mi salta in mente.
I pomodorini di un rosso intenso, il loro brodo liquido, luccicante, il coltello che li viola, li taglia in modo netto e crudele; ricordano la violenza delle ferite da taglio in un orrido film splatter.
La poesia della Merini, la voce e i suoni che la circondano, accentuano un atmosfera non cupa ma brillante di morte e sangue, non per celebrarne il trionfo ma per ricordarne l'incontrastabile esistenza, la realtà del sangue e del dolore, della morte. Probabilmente l'unica realtà non ancora falsificabile
Guardando queste piccole sfere perfette la mente associativa trae dai ricordi immagini di altre morti e di altro sangue.
La realtà del sangue come ultimo baluardo alla mistificazione quotidiana.
Il dolore e la morte ristabiliscono la vita o forse l'inganno è ormai completo..."
Il cavaliere inesistente

lunedì 5 luglio 2010

Die Nase

C'è stato un giorno in cui Till Eulenspiegel e il Barone di Munchausen si sono trovati.
Era buio e freddo nelle campagne bavaresi e solo una piccola osteria era aperta, se ne intravedeva la luce, un lumino da molto lontano.
Il barone stava ancora vagando a cavallo della sua palla di cannone mentre Till sopra uno struzzo bardato a festa si avvicinava all'osteria, l'osteria si chiamava "Die Augen und die Ohren".
Munchausen vide il lumino e dando grandi schiaffi alla palla riuscì a deviarla in modo che cadesse presso la betola.
Till vi era ormai giunto e già corteggiava le figlie dell'oste raccontando incredibili storie sulla guerra ai saraceni.
Till era esile e biondo, Munchausen grande e nero, le figlie dell'oste belle e prosperose, l'oste si faceva chiamare "Das Auge und das Ohr".
Il mattino dopo Till ripartiva sulla palla di cannone volando in compagnia della figlia dell'oste chiamata "das Auge" e il barone di Munchausen riprese il cammino sopra lo struzzo bardato a festa con l'altra figlia chiamata "das Ohr".
L'oste saluta dalla porta e ora si chiama "Die Nase".
Il cavaliere inesistente.

Un signore con tre cappelli

Ho conosciuto un tale,
un tale di Vignola,
che aveva tre cappelli
e una testa sola.

E girava, girava
per il monte e per il piano
con un cappello in testa:
gli altri due, uno per mano.

Un giorno che pioveva
incontrò un poveretto
che in testa non portava
nè cappello nè berretto.

-Ecco-disse quel tale-
il mondo è tutto sbagliato:
a me tre cappelli,
a lui il capo bagnato....-

E andando per la sua strada
mentre fischiava il vento
quel signore con tre cappelli
era molto malcontento.
Gianni Rodari