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lunedì 23 luglio 2012




Giorgio Napolitano

Chi è il nostro presidente della repubblica? Che storia ha? Da dove viene? 
Date le recenti polemiche forse è il caso di vedere un pò chi è stato scelto per continuare a preservare i privilegi della casta, chi se non uno che è stato parte integrante nella costruzione di tale meccanismo autoreferenziale. Oltre al suo costante coinvolgimento nelle dinamiche poco o mai trasparenti di questi anni di finta democrazia, ciò che mi salta agli occhi e la sua vicinanza nel tempo alle ideologie totalizzanti, prima il fascismo e poi il comunismo, prendendone le distanze quando la convenienza lo guidava, la differenza tra evoluzione del pensiero e una bandiera al vento delle convenienze è difficile da stabilire, ma i risultati della sua “crescita” sono ora sotto gli occhi di tutti.

(Per ragioni di spazio ho sintetizzato la sua storia). Da Wikipedia:
Durante gli anni dell'università, fa parte del GUF, il gruppo universitario fascista, collaborando con il settimanale IX maggioNel 1945 Napolitano aderisce al Partito Comunista Italiano, di cui è segretario federale a Napoli e Caserta.
si consuma da parte dell'URSS la repressione dei moti ungheresi, che la dirigenza del PCI condannerà come controrivoluzionari (l'Unità arriva persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori"). Nel momento stesso degli eventi, egli stesso elogia l'intervento sovietico dichiarando: «L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo»[3]. Napolitano si considererà sempre un allievo - dichiarando che «la mia storia» non è «rimasta eguale al punto di partenza, ma» è «passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni»[6]. Nel periodo della solidarietà nazionale (1976-79) è portavoce del PCI nei rapporti con il governo Andreotti, sui temi dell'economia e del sindacato. Napolitano è stato uno degli esponenti storici della corrente della "destra" del PCI Napolitano inoltre si adopera per tenere aperta la possibilità di un confronto e di una possibile convergenza con il PSI. In quegli anni all'interno del PCI prevale, in politica estera, la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarietà agli USA e alla NATO. Henry Kissinger dichiarò in seguito che Napolitano era il suo Comunista preferito Nel luglio del 1989 è Ministro degli Esteri nel governo ombra del PCI, da cui si dimette all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiara favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra. Il 2 febbraio 1993 all'ingresso posteriore di palazzo Montecitorio si presentò un ufficiale della Guardia di finanza con un ordine di esibizione di atti: esso si riferiva agli originali dei bilanci dei partiti politici (peraltro pubblicati anche in Gazzetta Ufficiale), evidentemente utili al magistrato procedente (Gherardo Colombo, della Procura di Milano) per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio, secondo le prescrizioni della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il Segretario generale della Camera, su istruzioni del Presidente, oppose all'ufficiale l'immunità di sede, la garanzia delle Camere per cui la forza pubblica non vi può accedere se non su autorizzazione del loro Presidente. Nei giorni successivi tutti i partiti politici e tutti i principali organi di stampa sostennero la scelta del presidente Napolitano. Nel processo Cusani, il 17 dicembre 1993, Craxi affermò: "Come credere che il presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del Pci e aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell'Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del Pci e i paesi dell'Est? Non se n'è mai accorto?Secondo la sentenza sulle tangenti per la metropolitana di Milano Luigi Miyno Carnevale si occupava di ritirare la quota spettante al partito comunista e di girarle, in particolare, alla cosiddetta "corrente migliorista" che "a livello nazionale", "fa capo a Giorgio Napolitano “Mentre ricopre tale incarico, è molto criticato per non aver attuato una tempestiva e adeguata sorveglianza su Licio Gelli, fuggito all'estero (dopo essere evaso dal carcere già nel 1983) il 28 aprile 1998, il giorno stesso della divulgazione della sentenza definitiva di condanna per depistaggio e strage da parte della Cassazione. Per questi fatti il direttore di MicroMega Paolo Flores d'Arcais ne chiede le dimissioni” In occasione della promulgazione del cosiddetto Scudo fiscale, l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro ha nuovamente criticato Napolitano per aver firmato senza rinvio una legge accusata da molti economisti di essere un mezzo per riciclare legalmente denaro sporco. Di Pietro ha definito la firma "un atto di viltà".[28 Qualche settimana prima delle elezioni regionali italiane del 2010, a seguito dell'esclusione delle liste PDL in Lazio e Lombardia, Napolitano ha firmato nottetempo[senza fonte] il decreto legge del governo per la riammissione delle liste escluse. Per questa scelta Di Pietro ha dichiarato di valutare una richiesta di impeachment.[29]
Nell'aprile del 2010 Giorgio Napolitano promulga con la propria firma la legge sul legittimo impedimento del premier e dei ministri, mentre i pm di Milano si dicono pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare eccezione di incostituzionalità.[30] Nel gennaio 2011 la corte ha ritenuto la legge in parte incostituzionale.
Altre promulgazioni criticate e discusse hanno riguardato il decreto Mastella per distruggere i dossier della security Telecom, l'ordinamento giudiziario Mastella-Castelli, la legge salva-Pollari, la norma della legge finanziaria che ha raddoppiato l'Imposta sul valore aggiunto a Sky, i due pacchetti sicurezza Maroni accusati di contenere norme anti-rom e anti-immigrat

L’impeachment per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo chiede Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato dalla mafia, in un’intervista pubblicata oggi su www.micromega.net. “E’ sconvolgente – dice Salvatore Borsellino – che al Quirinale si dia ascolto a chi come Mancino cerca di frenare quei magistrati coraggio che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia. Parlare addirittura di avocazione odi accorpamento delle indagini significa una cosa sola: si vuole fermare il lavoro della Procura di Palermo, che più di altri è andata avanti sulla linea della trattativa. Che questo avvenga dalla più alta carica dello Stato è una cosa estremamente grave e non può che portare a una sola conseguenza: l’ipotesi di impeachment per il Presidente della Repubblica”. “Fino a quando non sarà cancellato il peccato originale di una Seconda Repubblica fondata sulle stragi del ’92 e ’93 – aggiunge – l’Italia non potrà mai dirsi un paese democratico e civile”.
E al capo dello Stato, che ieri aveva parlato di “insinuazioni e sospetti fondati sul nulla”, replica: “Di complotto non si tratta, ma di impedimenti al lavoro della giustizia. Mi pare la reazione scomposta di chi sa di avere delle cose da nascondere e quindi tenta di chiamare a raccolta le altre forze istituzionali perché si stringano. Che alla fine è quello che è successo, a parte la voce isolata di Di Pietro. Tutti i membri della Casta hanno parlato di attacco alle istituzioni, attacco al presidente della Repubblica. Prima di parlare di attacco bisogna parlare alla verità e alla giustizia. In molti Paesi si è arrivati all’impeachment per molto meno”. E aggiunge: “Evidentemente la verità è sconvolgente, ma proprio per questo è necessario che venga alla luce”. 
Cosa direbbe, chiede Micromega, Borsellino a Napolitano, ne avesse la possibilità? “Gli chiederei come mai da 4 anni, quando il 19 luglio il mio movimento delle Agende rosse va in via D’Amelio per chiedere giustizia e verità, nessuna istituzione si presenta più in via D’Amelio, perché si sceglie di commemorare con una furtiva trasferta in Via D’Amelio il 23 maggio per porre una corona di Stato e poi nel momento in cui una giornalista del Fatto, Sandra Amurri, chiede al portavoce del presidente della Repubblica se parteciperà il 19 luglio, le viene risposto ‘Perché, cosa c’è il 19 luglio?’. Di cos’hanno paura? Non so se hanno paura della verità, di un’agenda rossa, forse perché rappresenta simbolo ricerca giustizia e verità”. 
“A Napolitano – conclude Salvatore Borsellino – chiederei come si può a fronte di certe cose sicuramente venute alla luce, cioè il tentativo di fermare l’operato dei giudici di Palermo, come si può poi parlare di complotto nei confronti del capo dello Stato. Se un complotto c’è, è da parte di chi vuole fermare la strada della giustizia. Per fortuna che in questo caso il procuratore nazionale antimafia ha ritenuto di non dare corso a certe richieste che sicuramente gli sono state avanzate, visto che giustamente ha dato una risposta scritta in modo che rimanesse traccia di queste sollecitazioni nei suoi confronti.

Ecco signori, lui è il garante dei nostri diritti!

Il cavaliere inesistente

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