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domenica 31 ottobre 2010

"LA VITA é COME UN FILM"

Questo semplice slogan porta con se alcune verità che, come quasi sempre nel quotidiano, rivelano percorsi ben poco romantici.
Direi che è difficile negare un azione recitativa nei nostri rapporti sociali, una considerevole parte di atteggiamenti in cui noi, esseri umani, ci comportiamo come attori spesso costretti ad un ruolo determinato da altri/o.
La logica impone una parte rituale nei rapporti sociali in cui la coscienza della sua necessità supera l'ansia di fingere. Questo probabilmente dovrebbe essere il limite, che appare oramai superato dai processi evolutivi della società del profitto, tanto da spingersi all'opposto.
La finzione, perdendo il suo carattere rituale, ha preso il sopravvento, "le recite" non sono più espressione dell'incontro sociale ma determinanti nella definizione del sè, più uno è bravo a recitare un ruolo nella relazione sociale più è riconosciuto dagli altri attori, al di là di chi siano in realtà.
Nella società dello spettacolo non importa chi tu sia importa ciò che vuoi far credere di essere.
Ne abbiamo ottimi esempi nella politica, nell'economia (arrivismo, marketing, burocrazia), ma anche nella quotidianità dove eccellere, in qualunque campo, compensa altro e permette il riconoscimento dell'io sociale del momento.

Il cavaliere inesistente

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