L’inganno iperrealista
“E’come una fotografia!”
“Sembra vero!”
“Ti viene da toccarlo.”
“Sembra che esca dal quadro.”
Quante volte si ha occasione di lasciarsi andare ad espressioni di questo tipo o per lo meno di sentirle pronunciare mentre si è davanti a un dipinto o una scultura.
A mio parere, esiste una forte corrente estetica (o se preferita culturale) che crede che la capacità di riprodurre in modo quasi fotografico attraverso una scrupolosa tecnica la realtà che ci circonda sia condizione indispensabile per la valutazione di un quadro, un dipinto, una scultura, un installazione, perfino una performance.
Una concezione estetica che spesso anche in passato ha vissuto rivalutazioni che fanno riferimento all’arte classica antica (di cui peraltro credo che molti fraintendano gli intenti), il neoclassicismo, il manierismo, il figurativo (inteso come copia dal vero) ne sono l’esempio.
Una concezione che nel tempo ha subito trasformazioni, critiche, fino a rifiuti netti (è storia dell’arte).
Se la tecnica per riprodurre la realtà (è inevitabile seguendo questa idea) diventa unico riferimento per valutare un espressione artistica tutto si esaurisce in una grande capacità manuale, esecutoria, quasi matematica.
Se lo scopo è la copia fedele della realtà che ci circonda non serve un grande sforzo creativo, non occorre molta inventiva basta copiare, con scrupolo e utilizzando ogni potenziale tecnico a disposizione.
Ma allora che senso ha dipingere, scolpire, installare quando le tecniche informatiche, la realtà virtuale e i progressi della scienza hanno raggiunto vette inimmaginabili, anche per ricreare la realtà. Forse il vero artista contemporaneo è unicamente uno scienziato, un programmatore elettronico o un matematico?
L’utilizzo della pittura, della scultura e di altre discipline, collocate in una concezione estetica di questo tipo diventano inevitabilmente obsolete e destinate alla cripta di famiglia.
Farei un altra osservazione.
Ogni tecnica per quanto raffinata o progredita non potrà mai copiare veramente ed interamente la realtà (almeno per ora), se non diventando a sua volta la realtà.
Il dipinto di un quadro x quanto somigliante all’oggetto trattato o al pezzo di realtà che si vuole riprodurre non potrà mai essere sostituito a tale oggetto o tale realtà, così una scultura, un video, perfino un ologramma in 3D. Per cui non è una copia vera è un illusione di verità, attraverso delle finzioni filtrate dalla tecnica si raggiunge infine solo un simulacro di realtà e l’obbiettivo diventa la perfezione della finzione.
Non è la copia della realtà ma l’inganno della tecnica.
Il cavaliere inesistente