Il valore delle cose II
Un aspetto particolare caratterizza l'arte contemporanea e la cultura in genere, l'accessibilità. L'arte che "conta", secondo giudizi sempre meno comprensibili, è culturalmente ed economicamente sempre piu elitaria e dato che economia e potere percorrono la stessa via, sempre piu prevaricatrice. La distanza tra molte opere contemporanee e la "gente comune" è enorme. In alcune fasce della popolazione, dell'arte contemporanea se ne ignora persino l'esistenza (qui si apre il tema delle responsabilità personali e appunto le possibilità di accedere a certi spazi ed opportunità). Per molti non solo l'arte contemporanea ma l'arte in genere è inutile e/o superflua o incomprensibile a priori.
I sistemi capitalistici basati su profitto e mantenimento dello status si compongono di figure utili allo scopo di autotutelarsi, quali: manager, politici, certi intellettuali, figure istituzionali, dirigenti pubblici, industriali, imprenditori, capi, sottocapi, caporali che per la maggior parte ricoprono tali ruoli non tanto per comprovate capacità o competenze specifiche (che garantirebbero tra l'altro qualità maggiore) ma per comprovato allineamento all'obbiettivo reale di chi in tali posti li ha messi. Raccomandazioni, spinte, concorsi guidati, esclusioni sospette, diplomi e lauree comprati legalmente, una scuola pubblica indottrinante e maltrattata collaborano ad escludere la maggior parte delle fasce economicamente piu deboli ad un mondo di opportunità e spazi. La cultura diventa la loro cultura a cui la massa accede per gentile concessione, il bisogno di riconoscersi in uno specifico contesto culturale viene mistificato proponendo una cultura calata dall'alto (inteso come luogo fisico) a cui bisogna allinearsi (per essere di moda!). Se ancora esiste un arte (cultura) più espressamente popolare viene subito fagocitata, masticata e risputata con un altro aspetto (a mio parere la Pop art ne è stato un triste esempio) o addirittura criminalizzata (wrighter ed "imbrattatori vari"), così privata del suo valore identificativo, attraverso tali contaminazioni diventa estranea a molti e un buon affare per altri.
A proposito di buoni affari 2,6 milioni di euro al Museion per le prossime programmazioni! Pagano la Ragaglia e poi ogni anno pagano un altro curatore per allestire degli interventi di valore! Ma allora questa che ci fà lì? E i tagli agli sprechi e una condizione fallimentare fin dalla sua inaugurazione? E i tagli al sociale?
Facciamoci la nostra cultura!!
Il cavaliere inesistente